L’edilizia residenziale pubblica mira a canalizzare l’intervento pubblico – diretto o indiretto, ossia realizzato attraverso agevolazioni economiche – verso il soddisfacimento della richiesta abitativa delle categorie sociali meno abbienti e esposte al rischio di carenza abitativa. Vengono così realizzate prestazioni che, secondo l’opinione di un’autorevole dottrina, possono ascriversi alla categoria concettuale del servizio pubblico, data la loro destinazione al soddisfacimento di un bisogno collettivo o generale della comunità.

Gli alloggi edificati in regime di edilizia agevolata-convenzionata di cui all’art. 35 della L. 865/1971 sono stati edificati su aree espropriate.

L’espropriazione è il più forte limite alla proprietà, dato che il diritto del proprietario viene sacrificato a vantaggio dell’interesse collettivo. Nel contrasto tra interesse privato ed interesse pubblico è, dunque, quest’ultimo a prevalere.

E’ in questo contesto normativo che si inseriscono le limitazioni e regolamentazioni del prezzo d’acquisto degli alloggi in convenzione. A cui si aggiungono numerosi altri benefit pubblici (riduzione degli oneri di urbanizzazione, esenzione dal pagamento del contributo del costo di costruzione, finanziamenti pubblici in conto capitale e/o interessi agevolati)

Certamente la funzione sociale di un alloggio costruito su aree espropriate per pubblica utilità non può esaurirsi al momento della prima assegnazione, altrimenti verrebbe violato il disposto articolo 42 della Costituzione Italiana che prevede: “ … La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.”

Nella sottostante è riportato un (primo) estratto delle pratiche reali che ci siamo trovati ad affrantare.

E’ normale che il primo assegnatario, in soli due o tre anni, sia autorizzato a realizzare un profitto del 300%?

Gli alloggi realizzati al di fuori dei piani di zona, nello stesso periodo di tempo, hanno realizzato lo stesso incremento di valore?

ASSOLUTAMENTE NO!

DAL NOSTRO PUNTO DI VISTA CI TROVIAMO DAVANTI AD UNA SPECULAZIONE MEGA-GALATTICA (AUTORIZZATA DA COMUNE E NOTAI) A SCAPITO DEI VECCHI PROPRIETARI DEI TERRENI  ESPROPRIATI E DELLO STATO CHE (NELLE SUE VARIE DIRAMAZIONI) HA INVESTITO INGENTI RISORSE ECONOMICHE.

E’ QUESTA LA FINE CHE VOGLIAMO FAR FARE AL DENARO PUBBLICO E AI TERRENI ESPRIOPRIATI ?

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